La presentazione ufficiale della neo associazione è avvenuta in una sede prestigiosa: il museo della corte e della civiltà contadina di Ca’ Cappello diretta da Giuliana Duò. L’8 settembre alle 17 circa l’hanno illustrata alla stampa il presidente Giacomo Bellato con i vicepresidenti Marietto Laurenti (autore pure del “logo”), Giancarlo Tumiatti e Mauro Formenton di S. Martino di Venezze, la segretaria Paola Perazzolo, il tesoriere Daniele Beltrami, cerimoniere Doriano Mancin che è pure assessore alle associazioni, vice cerimoniere Alessandro Tessarin tra l’altro assessore ai gemellaggi.
Una associazione nata, come è stato detto, sulla scia di una esistente “Cena degli ossi” consumata da tanti anni nell’alto Polesine e che fa riferimento al rito della macellazione dei maiali, rito emblematico della civiltà contadina polesana. La scelta del termine “Accademia”, lo si è fatto rimarcare, è legata alla volontà di dedicare studio e conoscenza del nostro patrimonio. L’accademia portovirese, registrata presso il notaio nel luglio 2010, in realtà esisteva di fatto già da circa 5 anni (ma tutto cominciava e finiva con una cena) ed ora è composta da una trentina di soci (sindaci, amministratori, presidente e vicepresidente del Parco Veneto del Delta ed il consulente avv. Migliorini) e di circa 60 iscritti. È una associazione che vuole andare oltre lo scopo commerciale ed ha come “mission” la valorizzazione del territorio con i suoi prodotti enogastronomici e culturali. Intende pertanto informare i “consumatori” con la formazione e la didattica (prima uscita: il convegno sulla “Festa del miele” domenica scorsa con la relazione del prof. Santo Montagnana e in seguito contatti con la Scuola alberghiera di Adria) mettendosi in relazione con i polesani (compresi gli emigrati) allargando la visuale alle risorse ambientali e turistiche. È stato detto: “Bisogna recuperare il tempo perduto sentendosi orgogliosi di essere polesani”. Indicativo il logo: un capitello di colonna classica (il richiamo ad Adria con le sue tracce non solo etrusche ma anche romane e greche), quattro strisce di colori: il verde riferito all’ambiente; il giallo al calore del sole; il rosso alla vitalità della popolazione; il blu al cielo e acqua. Gabbiani poi in volo per la tipicità di questo uccello in Polesine che invita a volare alto, ed infine una fascia blu ondulata ad est quasi a delimitare la costa tra terra appunto ed acqua. (Francesco Ferro)
Nella foto: i dirigenti dell’Accademia sapori e colori di Porto Viro davanti alla Corte di Ca’ Cappello la sera della presentazione.
/Nuova Scintilla, numero 34 del 19 settembre 2010)